Tutto l'amore che c'è 2000

Sergio Rubini

Un'estate degli anni '70, un assonnato paese della provincia pugliese, un gruppo di ragazzi che passa il tempo a bighellonare e a parlare di donne. Carlo, Il più piccolo del gruppo, osserva con attenzione le esperienze degli altri ... Un giorno arrivano in paese tre ragazze, figlie di un industriale lombardo trasferitosi in Puglia per l'apertura di una nuova fabbrica. I ragazzi sono ovviamente irresistibilmente attratti dalle ragazze del nord: ha inizio cosl la stagione degli amori e delle avventure sentimentali.

Regia Sergio Rubini Soggetto e sceneggiatura Domenico Siamone, Sergio Rubini
Fotografia Paolo Camera
Montaggio Angelo Nicolini
Musica Michele Fazio
Scenografia Luca Gobbi
Interpreti Damiano Russo (Carlo), Francesco Cannito (Enzo), Michele Venitucci (Nico/a), Pierluigi Ferrandini (Vito), Antonio Lanera (Angelo), Marcello introna (Aldo), Celeste Pisenti (Lena), Vittoria Puccini (Gaia), Alessandra Roveda (Tea), Teresa Saponangelo (Maura), Margherita Buy (Marisa), Sergio Rubini (Pietro), Gérard Depardieu (Molotov)
Produttori Vittorio Cacchi Gori
Produzione Cacchi Gori
Distribuzione Cacchi Gori
Origine Italia, 2000 Colore, 113', 35mm

Sergio Rubini
Nato a Grumo Appula (Bari) nel 1959, frequenta l'Accademia d'Arte Drammatica e si fa apprezzare - diretto da Antonio Calenda, Gabriele Lavia, Ennio Coltorti - come attore teatrale, ma anche oome regista, soprattutto su testi di Umberto Marino, quali Italia - Germania 4 a 3 e Non mi chiamo Ramon e non ho mai organizzato Il golpe alle Maracas. Esordisce nel cinema con il film Figlio mio infinitamente caro (1985) di Valentino Orsini, nel ruolo di un tossicodipendente. Seguono Il caso Moro (1986) di Giuseppe Ferrara e nel 1987 Il grande Blek di Giuseppe Piccioni, film del debutto di Francesca Neri, Intervista di Federico Fellini e I giorni randagi di Filippo Ottoni. Quindi Mortacci (1989) di Sergio Citti, Chiedi la luna (1991) ancora con Piccioni e Una pura formalità (1993) di Giuseppe Tornatore. Debutta intanto nella regia cinematografica con La stazione (1990), tratto da un testo di Umberto Marino, in cui è anche interprete del personaggio del capostazione, già recitato in teatro. Nel 1992 dirige La bionda, ancora su soggetto di Marino, cui seguono Prestazione straordinaria (1994) e Il viaggio della sposa (1997). Gabriele Salvatores gli affida il ruolo di Joystick, un pirata della rete, Nirvana (1997) e lo vuole protagonista in Denti, presentato quest'anno in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.