
La Traviata 1983
Franco ZeffirelliLa Traviata verdiana tratta da La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, diventa per Zeffirelli un’altra occasione di mettere in scena un film-opera, concepito per sua ammissione come uno sfarzoso musical. Violetta Valery, che nel libretto di Francesco Maria Piave sostituisce la Margherita Gautier del romanzo, è la cortigiana che si innamora del giovane Alfredo Germont. Il loro idillio è tanto forte quanto votato al fallimento, ostacolato da convenzioni sociali, pressioni familiari, dolorosi equivoci, umiliazioni, che si saldano in un fatale ed invincibile destino. Zeffirelli ricalca la trama che l’opera del 1853 ed il romanzo condividono pressoché senza differenze, fatta eccezione per la scelta di collocazione temporale anticipata al Settecento della prima rispetto al secondo. La regia cerca di accentuare la dinamicità della rappresentazione grazie ad espedienti peculiari della grammatica cinematografica. Così il film regala subito un flashback nella stanza dell’eroina morente, da cui il regista può far partire il racconto dell’intera vicenda, ampi movimenti di macchina circolari commentano la scena della festa del primo atto con i due protagonisti che intonano a tempo di valzer Libiamo, ne’ lieti calici, sino all’epilogo con Violetta vinta dalla tisi e l’occhio del regista che va a cercare una camelia sul suo comodino per farne l’inquadratura finale. Non mancarono le critiche dei melomani che trasalirono alle numerose cesure strutturali compiute sulla trama dell’opera. Tuttavia, il fasto scenografico abbagliò anche gli occhi più ostili, come testimoniarono le due candidature agli Oscar e gli altrettanti Nastri d’Argento vinti da Gianni Quaranta in coppia con lo stesso Zeffirelli per la migliore scenografia e da Piero Tosi per i costumi, un terzo Nastro vinto dalla fotografia di Ennio Guarnieri e l’inclusione nella cinquina per il miglior film drammatico nei Golden Globes. Oltre alla coppia canora formata dal fedele Placido Domingo e dal soprano canadese Teresa Stratas, tra gli attori si riconosce Pina Cei, attrice negli anni trenta ma anche in Camping, esordio di Zeffirelli, e in pellicole di vario genere e qualità (da Oci Ciornie al Pinocchio di Francesco Nuti) e un’apparizione del ragazzino star dei più famosi lacrima-movie degli anni Settanta, Renato Cestiè, qui nella parte del facchino incaricato di sgombrare la stanza della protagonista morente.
Regia e sceneggiatura: Franco Zeffirelli, Soggetto: Alexandre Dumas (figlio), Fotografia: Ennio Guarnieri, Montaggio: Franca Silvi, Peter Taylor, Musiche: Giuseppe Verdi, Scenografia: Franco Zeffirelli, Gianni Quaranta Costumi: Piero Tosi, Interpreti: Teresa Stratas (Violetta Valéry), Placido Domingo (Alfredo Germont), Cornell MacNeil (Giorgio Germont), Allan Monk (Barone Douphol), Axelle Gall (Flora), Pina Cei (Annina), Maurizio Barbacini (Gastone de Letoriéres), Robert Sommer (Dott. Grenvil), Richard Oneto (Marchese d’Obigny), Renato Cestiè (facchino), Luciano Brinzi (Giuseppe)
Produzione: Tarak Ben Ammar Distribuzione: Titanus
Origine: Italia, Anno: 1983, Durata: 109’