
Cavalleria Rusticana 1939
Amleto PalermiUna Cavalleria Rusticana uscita nelle sale dell’Italia fascista il 24 ottobre del 1939, per la regia di Amleto Palermi, già regista di diversi film di Angelo Musco e di un paio dei primi con Totò. Produzione della Scalera Film, fondata da due fratelli napoletani appena un anno prima su indicazione di Mussolini con l’obiettivo di diventare la massima espressione della produzione e della distribuzione del cinema italiano grazie a finanziamenti destinati per legge ad un’industria sempre più autarchica che si voleva emancipata dal predominio americano, il cui sistema degli studios ne costituiva tuttavia il modello. Il film si ispira fedelmente alla novella di Verga senza coinvolgere nella messa in scena e nella scrittura la successiva opera di Mascagni, che peraltro negò il permesso di usare la sua partitura. Il risultato non è privo di qualità, soprattutto nella prima parte, girata in esterni con un grado di realismo garantito dal paesaggio polveroso e assolato in cui si muovono muli e carretti. A spiccare è soprattutto la scena di una processione, quella in cui per portare a spalla la statua di San Vincenzo il regista scritturò come comparse i frati della confraternita di Santa Caterina d'Alessandria a Paternò. Questo ampio segmento col suo efficace folklore è seguito da una seconda parte dove prevalgono gli interni e le più artificiose scenografie di legno e cartone, in cui echeggiano le recitazioni come sempre allora in rigorosa presa diretta e con qualche inevitabile affettazione degli interpreti. Tra esse troviamo Isa Pola, una delle grandi attrici del periodo, nella parte di Santuzza ma soprattutto la carnale Lola di Doris Duranti, diva di regime, compagna del ministro Pavolini e una delle interpreti dei pochi film che si produssero anni dopo nella Repubblica Sociale. Il mortale duello rusticano, commentato dalle gravi note composte da Alessandro Cicognini, vede incrociarsi i coltelli del veterano Carlo Ninchi, Alfio, e del piacente ma poco espressivo Turiddu di Leonardo Cortese. Il film piacque alla critica più patriottica - “un film italiano come pochi" scrisse Ugo Ojetti su Film - ma anche al pubblico, come dimostrò il referendum indetto nel novembre del ’39 dalla rivista Cinema, i cui lettori lo votarono come film più bello tra quelli prodotti nel paese a partire dal 1930.
Regia: Amleto Palermi. Soggetto: Giovanni Verga. Sceneggiatura: Amleto Palermi, Pier Maria Rosso di San Secondo, Santi Savarino, Tomaso Smith. Fotografia: Massimo Terzano. Montaggio: Eraldo Da Roma. Musiche: Alessandro Cicognini. Scenografia: Nino Maccarones. Costumi: Gino Carlo Sensani.
Interpreti: Isa Pola (Santuzza), Leonardo Cortese (Turiddu), Bella Starace Sainati (Mamma Lucia), Carlo Ninchi (Alfio), Doris Duranti (Lola), Luigi Almirante (zio Brasi), Carlo Romano (Bummulu), Giulio Tempesti (padre di Santuzza), Silva Melandri (contadina), Giuseppe Pierozzi (venditore di statuette)
Produzione: Scalera Film. Distribuzione: Scalera Film. Origine: Italia. Anno: 1939. Durata: B/N 75’