
Figaro e la sua gran giornata 1931
Mario CameriniUn film firmato da uno dei grandi registi del primo cinema sonoro d’epoca fascista, dopo alcuni titoli di successo anche nel Muto (il famoso Rotaie del 1929 che conobbe anche una versione sonorizzata). La commedia brillante è la cifra del Camerini che lavora ad esempio col giovane De Sica e che dirige questa farsa, tratta dal testo Ostrega che sbrego! di Arnaldo Fraccaroli, ispirata al barbiere rossiniano, proprio nell’anno in cui viene licenziata la Legge 918. Nelle parole di Bottai questo provvedimento era servito a ribadire che “…il Governo ha voluto aiutare l’industria a resistere all’industria straniera che porta sul nostro mercato quei film di varietà, di fantasia, di immaginazione che costituiscono una potente attrazione per il pubblico”. In questo contesto storico in cui si esalta la reazione autarchica contro gli Studios americani (che nel 1938 diverrà pieno ostracismo) nascono i nostri grandi stabilimenti di produzione e viene garantito un contributo del 10% ai film italiani che abbiano “sufficiente qualità artistica”, esce questa piacevole fantasia ispirata dalla più celebre Opera rossiniana. Siamo in Veneto, dove è in cartellone Il barbiere di Siviglia, allorché la Rosina titolare perde la voce e il cavalier Basoto, deus ex machina dell’impresa individua in una giovane dilettante la perfetta sostituta. Si scatena una gran confusione, con salti e giravolte della trama al servizio di una farsa vivace: Basoto deve fare i conti col padre della ragazza che nega il suo consenso, deve persino cimentarsi nel ruolo di Figaro per l’abbandono di un baritono inseguito dai creditori, infine la rappresentazione viene interrotta dagli schiamazzi di gelosia del fidanzato della cantante e l’impresario fugge dal teatro, vaga per le strade del paese e, ormai sfiduciato, trova una insperata consolazione nella moglie che per una volta non ne bacchetta scelte e comportamenti per sposarne le buone intenzioni (“ad aiutare gli innamorati ci si rimette sempre”). Camerini, affiancato da due giovani aiuti come Mario Soldati e Raffaello Matarazzo, coglie il segno soprattutto nella scoppiettante prima parte della commedia, che gli attori, compresa una bellissima Leda Gloria - che passa con leggiadria da un canto rapito mentre strimpella l’arpa a sfrontate strizzatine d’occhio all’impresario che vuol scritturarla contro il volere del fidanzato che ascolta credendo di farlo in segreto – e una serie di rubicondi interpreti che si esprimono in una buffa affettazione costume del tempo (“taci, incauta!”) sostengono con efficacia.
Regia: Mario Camerini. Soggetto: Arnaldo Fraccaroli dalla commedia Ostrega che sbrego! Sceneggiatura: Tomaso Smith, Mario Soldati. Fotografia: Massimo Terzano, Domenico Scala. Montaggio: Giuseppe Fatigati. Musiche: Felice Lattuada su temi tratti dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Scenografia: Gastone Medin, Ivo Perilli. Costumi: Ivo Perilli. Interpreti: Gianfranco Giachetti (cavalier Piero Basoto), Leda Gloria (Nina) Maurizio D'Ancora (Asdrubale Chiodini), Ugo Ceseri (l’impresario Rantoloni), Gemma Schirato (Costanza Basoto), Olga Capri (Caterina, la fantesca), Gino Viotti (il sindaco), Gildo Bocci (un cantante), Umberto Sacripante (Gedeone, il portaceste), Umberto Cocchi (Felicetti, il farmacista), Giovanni Dolfini (il segretario del sindaco), Giuseppe Gambardella (Gargaturi, il basso).
Produzione: Cines. Origine: Italia. Anno: 1931. Durata: B/N 85’