
El barbero de Sevilla 1938
Benito PerojoCo-produzione tra la Spagna franchista e la Germania per un adattamento della commedia del 1772 (che trovò un palco solo tre anni dopo, rimaneggiata per problemi con la censura) primo capitolo di una trilogia scritta da Pierre-Augustin de Beaumarchais. Per fortuna, a parte qualche sparuta pellicola di propaganda, fu la produzione di intrattenimento a beneficiare dell’accordo dei franchisti col Terzo Reich con la creazione della HFP (Berlín Hispano Film Produktion). Benito Perojo, considerato uno dei padri del cinema spagnolo, iniziò come attore – fu addirittura Peladilla, lo Charlot spagnolo, in una serie di cortometraggi comici – diventando un regista affermato, tanto da far parlare di "Perojismo", non soltanto con connotazioni positive come successe con le critiche degli intellettuali al suo approccio folkloristico alle storie. Da anni Perojo progettava di produrre Il Barbiere di Siviglia, coniugando l’ambientazione spagnola, obiettivo nazionalista di tutti i film iberici dell’epoca, al riferimento letterario di prestigio. La parte musicale non fu trascurata, con la cantante Raquel Rodrigo, nella parte di Rosina, che intona due arie di Rossini ma anche con l’introduzione del personaggio, totalmente inventato rispetto al testo originario, di una fiorista gitana, addirittura impegnata in una tresca con Figaro, col volto ma soprattutto la voce di Estrellita Castro, autentica capostipite della cosiddetta canción andaluza in voga nel decennio tra i Trenta e i Quaranta. La Castro nel film di Perojo canta canzoni composte per lei, accompagnata dalla Orchestra Sinfonica di Berlino. Il cast tecnico è tutto di nazionalità tedesca mentre la sceneggiatura presenta delle modifiche volte ad attenuare la teatralità dell’intreccio ed acquistare accenti moderni, ad esempio ampliando elementi del carattere di Figaro, o grazie alle scenografie dei palazzi lussuosi del prologo ambientato a Madrid. Ci furono problemi di distribuzione dovuti all’intervento della censura franchista che mal digeriva il tono burlesco con cui si parlava di adulterio o l’ironia su un prete ghiotto, ma il film restò integro perché i produttori tedeschi non fecero obiezioni e la chiesa spagnola non si era ancora imposta come interlocutrice con l’ultima parola sulla produzione culturale.
Regia: Benito Perojo. Soggetto: Caron de Beaumarchais. Sceneggiatura: Benito Perojo, Antonio Quintero Ramirez. Fotografia: Bruno Mondi. Montaggio: Willy Zeyn junior. Scenografia: Gustav Knauer. Musiche: Gioachino Rossini. Costumi: Sigfrido Burmann. Interpreti: Fernando Granada (conte d’Almaviva), Roberto Rey (Figaro), Raquel Rodrigo (Rosina), Miguel Ligero (don Bartolo), Alberto Romea (don Basilio), Estrellita Castro (gitana), Tina Gascò (Susana), Pedro Fernandez Cuenca (Coronel).
Produzione: Produzione Cinematografica Spagnola. Distribuzione: Uifilm. Origine: Spagna, Germania. Anno: 1938. Durata: 90’